lunedì 24 agosto 2015

Storia di un'opera: La Traviata



Il Libretto dell'opera

È forse l’opera verdiana più conosciuta, quella maggiormente apprezzata da un pubblico sempre più eterogeneo. Eppure, non fu sempre così per una composizione che, oggi, definiremmo fortunata.

Nata nel 1853, la Traviata costituì il più grande lavoro del noto compositore italiano Giuseppe Verdi. Non c’era alcuna storia da inventare, nessuno spazio temporale da scegliere. Solo riscrivere ciò che era già stato scritto da qualcun altro.

Un anno prima, nel febbraio del 1852, Verdi si era, infatti, recato a teatro, a Parigi, accompagnato dalla cantante Giuseppina Strepponi. Qui, assistettero all’opera teatrale "La signora delle camelie" 1, dramma scritto da Alexandre Dumas figlio, basandosi su un storia vera che, recentemente, aveva sconvolto la Parigi perbene. 



Lo spettacolo a cui assistette, colpì Verdi a tal punto che decise di rielaborarlo per trarne un melodramma di profondo valore emotivo, nonché pervaso da un estremo romanticismo che ha contribuito a renderlo tanto celebre. Fu così che, solo due mesi dopo aver messo in scena per la prima volta il suo Trovatore, Verdi si mise al lavoro, riuscendo a comporre, su libretto di Francesco Maria Piave, la nuova opera in 40 giorni, ultimandola agli inizi di marzo del 1853. Il 6 marzo di quell’anno, la Traviata fece il suo debutto in società attraverso una rappresentazione allestita, in occasione del celebre Carnevale, al teatro La Fenice di Venezia.

La locandina della prima a La Fenice di Venezia
Contrariamente a quanto succede oggi, la Traviata non fu accolta con urla, applausi e ovazioni. Verdi stesso la definì un fiasco. Tuttavia, tutt’altro che frustato per l’insuccesso, il compositore, in una lettera inviata a casa Ricordi, si espresse così: "Colpa mia o dei cantanti? 2 [...] Il tempo giudicherà”.



Certo che la sua Traviata meritasse il successo, Verdi attese pazientemente 14 mesi. Nel maggio 1854, l’opera tornò in scena, questa volta retrodatandone la trama si circa due secoli, sempre a Venezia, nel teatro San Benedetto. Quell’anno, non solo il popolo veneziano la accolse con entusiasmo, ma anche la stampa diede il suo completo consenso alla composizione del maestro, decretandone il futuro successo mondiale.

Non è difficile capire il motivo per cui, inizialmente, la Traviata venne rigettata e, da alcuni, catalogata addirittura come volgare. Abituato ai suoi drammi storici, ambientati in epoche lontane, con cantanti in costume a testimoniare l’apparente lontananza di quelle storie dal mondo dell’epoca, il pubblico di Verdi che, a Venezia, assisté alla prima de La Traviata, si trovò catapultato non solo in una storia vera, anche se, in parte, romanzata, ma, addirittura, raccontata senza filtri storici.

Giuseppe Verdi
Il romanzo e poi opera teatrale a cui Verdi si era ispirato, “La signora delle camelie”, era stato scritto basandosi sulla storia di Alphonsine Plessis, detta Maria Duplessis, una ragazza che, per un certo periodo, era stata l’amante anche dello stesso Dumas figlio. La donna, morta giovanissima all’età di ventitré anni, era una prostituta per uomini di alta società, un’accompagnatrice o, come allora veniva definita una donna che conducesse tale vita, una mantenuta, un comodo eufemismo che voleva abbellire ciò che veniva percepito come volgare.

In un mondo che, sapientemente, ricorreva spesso ad eufemismi per nascondere argomenti scomodi, la reazione del pubblico veneziano fu quasi normale. L’argomento dell’opera venne giudicato scandaloso e il riferimento alla vera storia della donna parigina era così chiaro che le reazioni avverse provocarono un iniziale insuccesso.

Tuttavia, Verdi era sicuro che, in fondo, la storia di quella giovane donna che aveva fatto scandalo nei salotti della nobiltà, avesse in qualche modo colpito il pubblico. Ciò che Il compositore desiderava, era un’opera che avesse “un soggetto pronto, certamente di sicuro effetto”. Un’opera la cui storia toccasse il cuore del pubblico come aveva toccato il suo 3. Un’opera che non potesse essere facilmente dimenticata e che, con il tempo, sarebbe stata giudicata per ciò che realmente era: un capolavoro.



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