domenica 19 luglio 2015

Viaggio nell'Opera: Musica e Parole-Parte 1



Da sempre, nella storia dell’Opera Lirica, si dibatte sulla differenza, a livello di importanza, tra parole e musica. Analizzata a livello superficiale, l’Opera altro non è che teatro cantato, una storia definita attraverso parole in versi e musicate. Tuttavia il rapporto tra parole e musica non è così banale. La relazione esistente tra le due parti dell’Opera è fondamentale tanto nell’approccio a questo genere quanto nella sua comprensione. 

Leggendo attentamente un qualsiasi libretto d’Opera, è possibile notare, senza particolare sforzo, quali siano le due caratteristiche dominanti di un testo lirico: l’elemento narrativo, ovvero la trama stilata attraverso i dialoghi che delineano anche i personaggi, e l’elemento rappresentativo, ovvero la messa in versi della narrazione.

È d’obbligo dire, a questo punto, che critici, compositori, librettisti e spettatori stessi si dividono in due categorie: coloro che sostengono la traduzione dei testi nella lingua del pubblico, giudicando la comprensione della trama e dei personaggi più importante della rappresentazione e dei versi stessi che verrebbero, irrimediabilmente, stravolti e coloro che si schierano a favore delle emozioni che l’Opera suscita in quanto tale, indipendentemente dalla possibilità di capirne e seguirne la trama.

La questione sollevata con la necessità, secondo alcuni, di tradurre l’Opera, si complica a causa di un altro fattore: le parole, una volta musicate, tendono a perdere la propria efficacia semantica. Ciò vale in qualsiasi genere musicale, ma ancor più nell’Opera Lirica.

Le motivazioni per cui è possibile affermare ciò sono molteplici. Prima di tutto, dobbiamo considerare la componente strumentale di un’Opera, ovvero l’orchestra accompagnatrice e l’intensità stessa della musica suonata che, in alcuni casi, può arrivare a sopraffare la voce del cantante. In secondo luogo, il compositore può scegliere di utilizzare una parola, più o meno importante, come riempitivo, creando quella che, in termine tecnico, si definisce coloratura. Una terza ragione, non meno importante, è la voce stessa. La voce operistica, in particolare, spesso vede costretto il cantante a far passare in secondo piano la pronuncia e l’articolazione delle parole per favorire l’emissione della voce necessaria a raggiungere determinate tonalità. 

Quest’ultimo fattore non dipende dalla traduzione o meno di un’Opera Lirica e, anzi, acquista maggiore importanza man mano che le voci si fanno più acute. Che l’Opera da noi ascoltata sia nella nostra lingua madre o in un idioma straniero, quindi, ciò che conta influisce sulla comprensione è la tonalità raggiunta dalle voci.

È, perciò, possibile concludere che la comprensione piena e concreta delle parole di un’Opera è inversamente proporzionale all’altezza della voce che le esprime.

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